La storia da sempre ci racconta di civiltà che si sono avvicendate nei secoli e nei millenni; passato, presente e futuro dell’umanità. Ognuna di esse ha seguito una parabola di ascesa, maturità e declino. Così è stato per l’Impero di Roma, per le antiche civiltà d’Oriente, e per molte tra quelle occidentali come l’impero francese e quello inglese. Tanti altri sono gli esempi puntualmente annoverati nei libri.
Quali le società che predominano ora e quale il loro destino? Lasceranno il passo ad altre? Riusciranno a mantenere il loro primato? Arriverà prima o poi una cesura che le relegherà, negli anni a venire, a un destino di subordine? Difficile dare risposte per l’immediato. Certo le skill umane sono assai cambiate. Il picco di civiltà non dipende più da conquiste di territori e dittature più o meno illuminate, esercitate per lo sfruttamento delle risorse dei popoli sottomessi. Dipende invece essenzialmente da alcuni fattori diventati chiave di successo dal secondo dopoguerra. Sono essenzialmente 4 strettamente connessi gli uni agli altri: democrazia ed economia, cultura e tecnologia.
La democrazia implica potere diffuso ed è strettamente connessa allo sviluppo economico delle economie di mercato o capitalistiche. Solo lì infatti si esplica quell’individualità che liberamente può aspirare al profitto e che grazie all’aumento di ricchezza delle persone accresce il potere dei singoli, sconfiggendo la supremazia delle oligarchie e degli assolutismi. Con l’esercizio della libera impresa, aumentano anche le risorse statali derivanti dalla fiscalità che poi sono reimpiegate in istruzione, sanità e servizi. Migliora la qualità della vita e si realizza il progresso. Ed è proprio qui che trova applicazione la famosa “Teoria dei Giochi”, quella scienza matematica che studia le situazioni di conflitto ricercandone soluzioni competitive e cooperative tramite modelli. In parole povere: per fare un vero affare si deve essere in due e quello che conviene ad altri conviene a ciascun promotore di una determinata iniziativa. Ne deriva crescita e benessere.
Il boom economico italiano è passato e si è evoluto attraverso la democrazia e poi la scolarizzazione dei cittadini. Maggiore istruzione significa anche maggiore consapevolezza. Come gli ultimi recenti conflitti internazionali testimoniano, la democrazia non è condizione esportabile ma nasce e matura all’interno delle società nei secoli e soprattutto attraverso quel riscatto culturale che affranca da influenze ideologiche, superstizioni e mal intese sudditanze religiose. La democrazia dunque serve a guidare i processi economici a renderli più “sociali” ma ne è anche diretta conseguenza.
Passiamo quindi alla tecnologia. Fattore di crescita e di ulteriore evoluzione delle società moderne. Risolve i problemi umani e sconfigge i postulati catastrofisti. Chi non ricorda le ottocentesche teorie maltusiane, studiate sui banchi di scuola? Preconizzavano la disfatta umana dovuta all’incremento demografico e alla scarsità di risorse. Niente di tutto ciò si è realizzato. Anzi la popolazione mondiale è cresciuta a dismisura e è ben lungi dall’esser morta e sepolta. La qualità della vita è migliorata e di molto, proprio in quei paesi di cui si prevedeva la rovina. Certo la maggioranza dei cittadini del mondo è povero. Ancora esiste fame e analfabetismo, guerre, conflitti religiosi e pratiche discriminatorie e di sfruttamento nei confronti dei più deboli: donne e bambini. Migliorerà? Certo e grazie alla tecnologia. Su internet ci sono conoscenze e saperi. Paesi remoti diventano vicini, le persone stringono relazioni e condividono esperienze. Mettono in rete i loro cervelli creando una competenza formidabile derivante dalla unione delle loro abilità. E’ Iniziata l’era della condivisione. La strada del progresso sarà a portata di mano per chi ancora vive nell’arretratezza e nell’ignoranza. E’ da qui che prenderanno le basi le future democrazie del mondo e tutto ciò che ne deriva.
Se oggi lo scettro è nelle mani di chi detiene il primato della tecnologia, domani, se ci sarà volontà di riscatto e sforzo collettivo, non esisteranno più nazioni preminenti, ma una sola, grande e condivisa cittadinanza. Oggi la via si scorge appena. Forse ci vorranno secoli o magari anche più e come sempre vi saranno passi avanti e anche tanti passi indietro. Ma il percorso è già tracciato.