Covid ed economia: quello che ancora non vediamo

Pubblicato sulla rivista Altro&Oltre nr. 36, gennaio 2021

Breve rassegna sullo stato dell’economia al tempo del Covid

E’ tutto fermo. Ingessato. Stiamo vivendo in una dimensione surreale olterchè tragica. Molti soffrono. Per i morti, per il distanziamento, per la vita sociale che non c’è più, o peggio, per i soldi che mancano. Altri non si accorgono di nulla o quasi. Chiusi nelle loro case. Reddito garantito. Tv accesa, vita famigliare quasi immutata. Anzi talvolta più intensa: tra nuovi riti e clausura forzata, si sono moltiplicate, infatti, le occasioni per stare insieme.

Le differenze tra gli italiani si sono allargate. Differenze tra garantiti e non garantiti, che, al di là di qualche tardivo ristoro, stanno già facendo i conti con le difficoltà economiche e attività divenute insostenibili. Domani avremo meno negozi, meno ristoranti, sicuramente meno alberghi e strutture turistiche. E non erano affatto attività in crisi prima del flagello. Tutt’altro godevano di buona salute. Anzi erano addirittura in crescita.

Per raccontare meglio la devastazione che ancora non è del tutto visibile, servono i numeri (fonte: 54° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese; Ferpi,  Federazione Relazioni Pubbliche Italiana), unico parametro in grado di descrivere gli aspetti essenziali che hanno mutato la nostra vita quotidiana.

Covid ed economiaLe differenze: garantiti e no

Secondo l’85,8% degli italiani la crisi sanitaria ha fatto emergere le vere divisioni sociali: quelle tra chi ha la sicurezza del posto di lavoro e del reddito e chi no. Garantiti assoluti i 3,2 milioni di dipendenti pubblici. A cui si aggiungono i 16 milioni di pensionati che in gran parte hanno fornito un aiuto economico a figli e nipoti in difficoltà. E per le piccole imprese l’alea della precarietà è percepita dal 53,7% degli occupati, contro un più contenuto 28,6% degli addetti delle grandi aziende. Quindi i più vulnerabili: i dipendenti del settore privato a tempo determinato e le partite Iva. Scomparsi i lavoretti nei servizi e del lavoro nero, stimabile in circa 5 milioni di persone. E poi ci sono gli imprenditori dei settori più devastati: i commercianti, gli artigiani, i professionisti rimasti senza incassi e fatturati. Nel mondo del lavoro autonomo, solo il 23% ha continuato a percepire gli stessi redditi pre Covid-19. A pagare il conto più salato i giovani e le donne. Rispetto all’anno scorso, nel terzo trimestre sono già 457.000 i posti di lavoro persi da giovani e donne. Queste ultime sono pesantemente svantaggiate. Al secondo trimestre il tasso di occupazione femminile era sotto di oltre 18 punti rispetto al tasso di occupazione degli uomini (pari al 66%).

Il risparmio

Ma il Paese si conferma una grande cassaforte di risparmio privato. Nel secondo trimestre il Pil è franato del 18% in termini reali rispetto all’anno scorso, i consumi delle famiglie del 19,2%. Il rimbalzo congiunturale nel terzo trimestre ha attutito il colpo. Ma la liquidità è aumentata, molto. Conti correnti colmi e tracollo degli investimenti in azioni, obbligazioni e fondi comuni. A giugno 2020 gli importi in giacenza sui conti privati e in depositi disponibili, hanno registrato un incremento di 41,6 miliardi di euro +3,9% rispetto a dicembre 2019, superando ad oggi i 1.000 miliardi. Il 66% degli italiani si tiene pronto a nuove emergenze adottando comportamenti cautelativi: mette da parte per evitare di indebitarsi.

Sanità e scuola: tra opportunità e disastro

Deficit antichi e nuove pressioni sulla sanità. A maggio i posti letto di terapia intensiva erano passati dagli 8,7 per 100.000 abitanti a 15,3, quasi il doppio. Dopo anni di tagli alla spesa pubblica, ecco la straordinaria opportunità di un’inedita disponibilità di risorse. Con il decreto “Rilancio” di maggio, il Governo ha destinato 3,2 miliardi di euro alla riorganizzazione della sanità pubblica.

Sempre in ambito pubblico, parlando di un servizio essenziale e ormai da sempre considerato fanalino di coda nelle strategie di investimento, la scuola. Poteremmo definirla oggi il luogo degli esclusi. Solo l’11,2% degli oltre 2.800 dirigenti scolastici intervistati dal Censis ha confermato di essere riuscito a coinvolgere nella didattica tutti gli studenti. Un vero disastro. Tra gli oltre 800.000 studenti non italiani, i soggetti più a rischio sono le prime generazioni che incontrano maggiori difficoltà per ragioni linguistiche e culturali. C’è poi una tipologia di studenti particolarmente svantaggiata e per i quali la socialità è insostituibile: gli alunni con disabilità (circa 270.000 persone solo nelle scuole statali).

La magia della rete

Ed ecco la magia che ci ha salvato: la rete. Ha salvato l’economia, le relazioni, i consumatori e le idee. Internet questa conosciutissima sconosciuta. E ha pure pregevolmente retto nonostante il surriscaldamento delle connessioni. Secondo un’indagine del Censis, l’87% dei cittadini ha dichiarato di avere utilizzato, nell’emergenza, la connessione internet fissa a casa e che è stata sufficiente. Meno del 10% ha lamentato una mancanza di banda adeguata.

Magicamente abbiamo visto sorgere dagli schermi opportunità mai esplorate prima. Le aziende si sono ingegnate implementando le attività di marketing digitale. Zoom, Teams, e il più tradizionale Skype hanno imperversato in tutte le case col vociare delle classi, delle riunioni e sì, anche degli incontri ludici: aperitivi e cenette tra amici veicolate dai molteplici device che tutti possediamo e che mai avevamo utilizzato così intensamente. Rimane il problema annoso del digital divide che separa vecchie (il 32,6% della popolazione) e nuove generazioni e chi ha maggiori difficoltà di accesso alla rete per mancanza di una moderna infrastuttura basata sulla banda larga.

Languono ancora i sentimenti per la casa europea

Casa comune o spettro del vincolo esterno? Solo il 28% degli italiani nutre fiducia nelle istituzioni europee, a fronte di una media Ue del 43%: siamo ultimi in graduatoria. Il 58% degli italiani poi, si dice insoddisfatto delle misure adottate a livello comunitario per contrastare la crisi del Covid-19 (una percentuale superiore alla media Ue: 44%). Eppure l’Europa ha fatto molto. Addirittura un balzo da gigante. Sia per le misure di politica economica dispiegate dalla Bce sia per i passi avanti verso una maggiore coesione grazie alle misure varate dalla Commissione, seppur in seguito a estenuanti trattative.

Dunque il paese e il mondo si stanno muovendo in uno scenario nuovo e sconosciuto. Ci attende una sfida estrema, dopo oltre vent’anni di stagnazione economica, di scarsa crescita e di disagi sociali più o meno evidenti, ci siamo trovati sull’orlo di un precipizio. Dobbiamo imparare a volare. Fuor di metafora, dobbiamo fare l’impossibile, quello che mai nessun Governo è stato mai in grado di condurre in porto: abbattere il muro inutile di una burocrazia elefantiaca, dare impulso alla ricerca e all’innovazione, investire sull’educazione e sulla sanità: ne abbiamo riscoperto la funzione essenziale a difesa della salute fisica e del benessere economico. Unica certezza: la pandemia finirà, e anche molto presto, grazie ai vaccini, ai progressi nelle cure e anche grazie al suo naturale esaurirsi.

Ultimi articoli

Archivio

Il nostro sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente ed ottenere alcune statistiche importanti. Leggi la nostra cookie policy.

Ok, accetto