Pubblicato sulla rivista Altro&Oltre nr. 25, giugno
Gestione finanziaria dei risparmi. Come si fa?
Il titolo è un po’ provocatorio e nello specifico fa riferimento al notevole gap di conoscenza in ambito finanziario che contraddistingue i cittadini italiani da quelli dei paesi più industrializzati.
Secondo un recente studio Standard and Poor’s infatti, pare che l’Italia abbia uno dei livelli più bassi di competenza finanziaria in Europa e tra i paesi Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che attualmente raccoglie 35 stati membri a economia di mercato e industrializzati). Solo il 37% della popolazione nostrana risulta possedere nozioni sufficienti in tale ambito.
Pochi conoscono il concetto di interesse composto, alcuni non hanno idea di come si calcoli una percentuale. Per non parlare di tasso di inflazione e rapporto rischio/rendimento. Questo significa essere maggiormente soggetti a raggiri e anche a male pratiche assai diffuse. Banche senza scrupoli hanno spesso approfittato di questa improvvida ignoranza per vendere titoli ad alto rischio, spacciati come titoli sicuri, e abbassare la loro esposizione verso aziende in perdita. Il caso Parmalat insegna. A seguito di disastri eclatanti qualche correttivo è stato introdotto. Ma non è sufficiente. Spesso cattivi consiglieri muovono i risparmi degli ignavi risparmiatori di continuo, incassando commissioni salate ad ogni operazione; così a guadagnarci è solo l’istituto di credito.
Tante sono le insidie dei mercati e la rete ne ha amplificato i pericoli. Basti pensare al recente tracollo delle monete virtuali e alle perdite consistenti che ne sono seguite. Il caso è, ahimè, senza tempo e simile alla bolla Olandese che riguardò il mercato dei tulipani. E parliamo del lontano 1.636. Morale bisogna avere più conoscenza.
I cinque passaggi per cominciare
Dunque quali sono gli step di base per potersi meglio orientare? Innanzitutto guardare attentamente alla propria situazione economica e pianificare la gestione del proprio denaro. La pianificazione riguarda ogni aspetto della nostra esistenza e deve necessariamente comprendere anche quello finanziario. Quando si hanno chiari gli obiettivi che si desidera raggiungere, risultano anche più semplici le scelte di investimento.
- Valutazione dei flussi
Alla base di questo ragionamento stanno alcune considerazioni. Innanzitutto è necessario individuare 4 settori che rappresentano altrettanti bisogni: liquidità, risparmio, investimento e previdenza. La sequenza indica che non posso soddisfare bisogni più elevati se prima non ho soddisfatto le necessità fondamentali. Dunque il concetto di liquidità è strettamente correlato alla quantità di risorse da destinare alla copertura dei bisogni primari (cibo, vestiario, abitazione, scuola, tempo libero); il risparmio indica l’ammontare che residua dopo aver soddisfatto le esigenze personali e della famiglia; l’investimento attiene alla quantità di denaro che è possibile impiegare per aumentare la propria disponibilità finanziaria; la previdenza infine, riguarda quella ulteriore quantità di risparmio che si intende destinare per garantire una maggiore sicurezza economica dopo la cessazione dell’attività lavorativa. E’ quindi è necessario aver ben chiaro il proprio bilancio familiare e il proprio bisogno di liquidità. Entrambi dipendono dal livello delle entrate, da scelte individuali e dal tenore di vita.
- La riserva
Si deve fare un’attenta riflessione riguardo ciò che si risparmia ma che si intende lasciare come facilmente liquidabile per poterlo rendere disponibile per far fronte agli imprevisti. Non è detto infatti che sia conveniente smobilizzare un investimento anche quando lo stesso sia facilmente liquidabile. E qui entra in gioco il concetto di riserva. Si tratta di un ammontare di denaro quasi liquido che è possibile disinvestire velocemente e senza rimetterci. Si passa dunque all’investimento vero e proprio che riguarda un ammontare da impiegare in un tempo medio lungo 5-10 anni. Arco temporale più idoneo a fornire una remunerazione soddisfacente.
- Gli strumenti
Detto questo è utile avere una competenza di base circa gli strumenti finanziari disponibili – o almeno di quelli più comuni – e della loro diversa rischiosità in termini di perdite/guadagni. Conti deposito, titoli di stato, obbligazioni, azioni, fondi comuni di investimento o gestioni patrimoniali professionalizzate, sono gli asset di investimento più diffusi, con gradazioni di rischio molto diverse. L’investimento in azioni, ad esempio, è un investimento a rischio per definizione, ma può esserlo anche quello in obbligazioni.
- Gli intermediari
Il passaggio successivo è quello di individuare l’intermediario più idoneo al quale conferire il proprio risparmio, cercando di affidarsi a gestori sicuri, reperendo informazioni sulla loro solidità e affidabilità ed evitando, senza avere specifiche competenze, il fai da te on line. Una persona affidabile assicura anche il miglioramento delle conoscenze: la cultura passa anche da un buon insegnante. Il controllo periodico di spese e saldi è parte integrante di questo processo, così come la trattativa che riguarda le condizioni dei conti e le commissioni sulle operazioni.
- Uno sguardo globale
In ultimo non può mancare, oggi, uno sguardo “globale”. La congiuntura economica, il livello di inflazione e l’andamento dei tassi di interesse influenzano in modo consistente l’andamento dei mercati e hanno un impatto diretto, ad esempio, sui tassi dei mutui. Elemento essenziale per fare valutazioni in tal senso è anche lo stato dei conti pubblici. La finanza pubblica è infatti un fattore determinante alla base dei rendimenti dei titoli di stato.
Il Comitato per l’educazione finanziaria
Con l’obiettivo di ridurre la differenza che ci separa da paesi come Germania, Svezia, Danimarca, Olanda e Canada, che registrano tra la popolazione, percentuali più che doppie di competenze rispetto alla nostra, è in pista un portale di educazione finanziaria voluto dal Governo uscente. Il progetto nasce in seguito alla Costituzione del Comitato per l’educazione finanziaria, promosso dal Ministro dell’economia Pier Carlo Padoan. A capo del Comitato Annamaria Lusardi, professoressa italiana della George Washington University. La docente ha dato un importante contributo a definire una disciplina accademica prima inesistente la Financial literacy, in parole povere, la capacità di non farsi imbrogliare. L’organismo è composto da rappresentanti di 4 ministeri, incluso quello dell’Istruzione, ma anche da autorità regolatrici del mercato, Banca d’Italia, Consob ed enti di vigilanza del mondo assicurativo (fonte: corriere Economia 12/2/2018). Da augurarsi che tale progetto possa davvero trovare attuazione e seguito.