Era la mia collega e la mia amica geniale. Molto diversa da quella letteraria diventata tanto famosa. Che è malmostosa e lunatica. No lei era solare e felice. Entusiasta della sua bella famiglia e sempre in giro per seguire le imprese del marito Massimo, parcadutista. Anche lei si lanciava era agile, snella e sportiva. Io l’ho vista. L’ho vista atterrare sullo stadio di Bologna. Perfetta. Mi aveva chiamato: “dai Manu io e Max facciamo un salto allo Stadio, se hai tempo fai un passaggio….”. Ero passata.
Lei c’era anche quando non c’era. 10 giorni fa ha condiviso un mio post linked In e mi è parso strano poi, non avesse messo un mi piace su Facebook il 15 febbraio scorso quando ho pubblicato la notizia di un corso. E’ un’assenza che avevo notato. Poi ho capito il perché. Mi hanno avvertita domenica.
L’ho persa. Ho perso un patrimonio di frizzante intelligenza, professionalità e generosità che difficilmente incontrerò di nuovo. Era capace di suggerirmi soluzioni creative e intelligenti con la velocità di una chat o di una telefonata. Si prendeva cura di me. Ricordo quando, anni fa, coinvolte insieme da un medesimo cliente, dovevo recarmi alla fiera di Roma. Mi aveva procurato spiegazioni dettagliate su come raggiungere i padiglioni e, nel corso del tragitto mi chiamava di continuo per assicurarsi che non avessi sbagliato strada. Come si fa con un adolescente. Mi faceva sorridere questa sua premura.
Mi piace ricordarla come la mia compagna di banco quando condividevamo l’ufficio in agenzia. E invadeva i miei armadietti con le sue carte…Mi piace ricordarla sorridente. Mi piace ricordarla spazientita, quando si lamentava delle mie rumorose telefonate. E poi la politica. Che disastro. Idee opposte, tanto che una volta mi ha pure preso letteralmente in braccio per buttarmi dalla finestra. E poi giù a ridere come matte. E anche quando parlava e contemporaneamente scriveva a dieci dita, velocissima….. Era da filmare. Mai mi è capitato di vedere una persona che sa fare con grande disinvoltura, tante cose insieme. Era come se avesse più di un cervello. Abbiamo lavorato tanto insieme e quanto ci siamo divertite. Quando avevo i bambini piccoli mi sgridava se mi attardavo al lavoro anzi si arrabbiava proprio. E poi anche lei ha avuto figli e si è sposata. Era felice.
L’ultima volta l’ho vista qualche mese fa, troppo, in occasione dell’inaugurazione di una mostra a Palazzo Fava. Prima di Natale le avevo mandato un messaggio supplicante: “Silvia mi manchi mi manchi”. Macché non ce l’abbiamo fatta a vederci per gli auguri. Ci siamo dovute accontentare di qualche telefonata e di molti messaggi.
Non sapevo del suo ricovero. Non lo sapevo, così non l’ho potuta vedere un’ultima volta. Avrei potuto esserle d’aiuto, portarle qualcosa che le servisse, fare qualcosa per lei. C’ero quando ha partorito, c’ero quando si è sposata. Che rammarico non esserci stata in questa occasione.
Lei che era la mia amica geniale, pronta a venirmi in soccorso per qualsiasi necessità: se avevo bisogno di una collaboratrice, lei me la trovava, se avevo bisogno di farmi correggere un progetto, lei lo guardava con attenzione e mi restituiva il suo parere competente. Se dovevo fare un preventivo. Ecco, lei mi suggeriva la strategia migliore. Mai mancava di richiamarmi se riceveva un mia chiamata. Mai ometteva di rispondere a un mio messaggio. E lo stesso faceva con gli altri e con tutti i vecchi colleghi coi quali è rimasta affettuosamente in contatto.
Ora non c’è più, ha lasciato due bambini piccoli e un marito, fratelli e genitori. Se n’è andata dopo un intervento. Così all’improvviso.
Ciao Silvia mi mancherai, mi mancherai tantissimo…..