Pubblicato sulla rivista Altro&Oltre nr. 20, dicembre
Immigrazione, fenomeno molto controverso, spesso strumentalizzato, difficilmente gestibile. Secondo Wikipedia è “il trasferimento permanente o temporaneo di singoli individui o di gruppi di persone in un paese o luogo diverso da quello di origine; il fenomeno è l’opposto dell’emigrazione”. Dopo la definizione, la motivazione: le persone fuggono da guerre, povertà, sottosviluppo. Non solo, anche da regimi dittatoriali che soffocano le libertà fondamentali e non riconoscono i diritti civili. Situazioni di costrizione e privazione. Questo causa i flussi migratori. La spinta a cercare maggior fortuna altrove è fortissima, potrà essere contenuta, difficilmente fermata.
Le leggi
E veniamo a noi. Con noi intendo i paesi occidentali: ricchi, democratici. Le loro Costituzioni sanciscono prima di tutto e sopra tutto, rispetto dei diritti umani e delle libertà. La nostra in prima linea. Tanto si è discusso della Costituzione parte seconda, cioè quella che regola il funzionamento delle istituzioni. Sarebbe bene tenere a mente anche, che è nella sua prima parte che la Costituzione italiana fissa i pilastri fondamentali del nostro vivere civile. Ad essa si dichiarano fedeli tutte le parti politiche e mai ne è stato messo in discussione il contenuto. Tra gli articoli ne cito uno: l’Art 10 (…) Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. (…). Da distinguere dunque, i migranti economici dai richiedenti asilo. I primi approdano al nostro paese per migliorare le loro condizioni di vita; i secondi scappano da guerre e persecuzioni. I migranti economici devono essere rimpatriati. Il passaggio è però lungo, richiede accordi coi paesi di provenienza e aiuti per favorire lo sviluppo delle loro economie. Dobbiamo invece accogliere I richiedenti asilo. Tra tutti, se ne stima un flusso annuale di circa 200.000 persone.
Il problema si articola quindi in rivoli infiniti: capacità di accoglienza, sostenibilità, criminalità, demografia, integrazione, lavoro e in ultimo terrorismo.
Accoglienza e sostenibilità
Prendiamo i primi due punti: accoglienza e sostenibilità. L’accoglienza non significa solo spesa. Vuol dire anche investimenti. Significa migliorare luoghi inutilizzati, impegnare persone nell’assistenza medica, nella formazione e in programmi di integrazione. Bisogna mobilitare risorse umane ed economiche. Su questo aspetto si è espressa in modo interessante Milena Gabanelli, che propone, attraverso la trasmissione Report (puntata del 28 novembre 2016), un progetto di accoglienza ben organizzato su tutto il territorio nazionale e gestito direttamente dallo Stato, non più da privati e cooperative. Il progetto prevede la pianificazione di interventi edili per adattare strutture abbandonate, perlopiù caserme dismesse, e percorsi di formazione obbligatoria. A seguire un’accurata pianificazione dei flussi con la previsione di una redistribuzione di quote di migranti in ambito europeo. L’intervento potrebbe essere finanziato dall’Unione europea (2 mld di euro circa, per l’avvio e altri 2 mld annui per la gestione). In questo quadro, l’accoglienza dello straniero diverrebbe sostenibile e può diventare anche un’opportunità.
Criminalità
Si obietta che il fenomeno generi criminalità. Sì e no. In realtà criminalità e immigrazione, secondo studi econometrici, sono fenomeni attratti dalla ricchezza che si muovono indipendentemente l’uno dall’altro. Che vuol dire: catalogare il fenomeno dell’immigrazione collegandolo all’aumento della criminalità non è corretto, anche se ci sono casi di coincidenza.
Demografia, lavoro, integrazione
Demografia. I paesi Europei e soprattutto l’Italia stanno invecchiando in modo preoccupante. Il tasso di natalità è il più basso del mondo 1.42 figli per donna (dati Istat 2012). Ed è di questi giorni la notizia che pure gli stranieri residenti hanno cominciato a far meno figli. Dunque servono forze nuove. E qui si pone un enorme problema, quello dell’integrazione. Il rischio infatti è che il nostro livello culturale e la coscienza dei diritti si abbassino. Faccio un esempio pratico: troppi tra i nostri bravi laureati emigrano. Lo Stato italiano spende per ognuno di loro dalle elementari alla laurea, circa 600 mila euro (dati Unibo) e i beneficiari di questa spesa diventano altri paesi perlopiù quelli più sviluppati. Compensiamo l’emorragia dei cervelli con l’afflusso di popolazioni meno istruite e di certo meno avvezze ai diritti: spesso dai comportamenti fortemente influenzati da dogmi religiosi che confliggono col nostro ordinamento giuridico. Su questo fronte c’è da augurarsi che il Paese ricominci a dare di nuovo opportunità ai nostri giovani. Per ora c’è solo la speranza. D’altra parte non si può non riconoscere lo straordinario apporto all’economia e al benessere delle persone, portato dai tanti immigrati impiegati in lavori di manovalanza che i connazionali non vogliono più fare. Mi riferisco all’edilizia, al settore delle pulizie, agli impieghi stagionali, soprattutto in agricoltura, e all’accudimento di bambini e anziani. E sottolineo: come sarebbe stato possibile gestire l’invecchiamento massivo della popolazione senza la provvidenziale calata degli stranieri? Dunque luci e ombre anche riguardo demografia, lavoro e integrazione.
Terrorismo
Terrorismo, infine. Al momento non ci sono dati che ne colleghino il proliferare ai flussi migratori. Inutile negare l’eventualità che questo possa accadere. Certo è che i terroristi seminatori di sciagure in Europa erano residenti in quegli stessi paesi dove hanno commesso attentati. Movimenti dai vari paesi si sono registrati quasi mai però sui barconi della speranza. Tuttavia la questione terrorismo è senz’altro parte del capitolo immigrazione e, nei termini in cui si è posta sinora, tocca di più gli ambiti dell’integrazione. Quello dei migranti è un magma di problematiche che è necessario gestire al meglio e che non possiamo eludere seguendo gli slogan gridati dei tanti personaggi che popolano il panorama politico italiano. Dobbiamo mettere testa e cuore per affrontare con successo la sfida di questo esodo inevitabile: il cuore benevolo e tollerante della nostra Nazione che ha dato espressione proprio a quella legge fondamentale che ci governa; la testa, quella di un popolo, che dà prova di eccellenza nel gestire le emergenze, ma che ancora tanto deve imparare nel governo delle grandi organizzazioni e della loro ordinaria amministrazione.