Pubblicato sulla rivista Altro&Oltre nr. 35, ottobre 2020
Gli italiani e il Covid
Italiani, figli di una Repubblica cialtrona e spesso poco affidabile. Popolo di grandi risparmiatori al tempo stesso goderecci, festaioli e amanti del buon cibo. Individualisti fino allo stremo. Generosi e difficilmente razzisti. Da sempre hanno istaurato un rapporto assai singolare con le loro istituzioni. Un rapporto fondato su relazioni ambigue e furbesche, messe in campo per superare la dittatura di una burocrazia tanto elefantiaca quanto inutile e di una tassazione iniqua. Un esempio per tutti: quasi 100 euro per fare un passaporto, documento di cui ognuno ha solenne diritto. E chi non li ha? Beh in qualche modo si arrangia.
Il Paese è nemico dei suoi giovani, li coccola fino alla laurea e poi, tra stage mal retribuiti apprendistati che non finiscono mai e altre formule di moderno sfruttamento, li perde. Spende una barca di soldi per farli studiare per curarli, per farli crescere e poi regala i migliori agli altri paesi, lieti di accaparrarsi belle teste con ottimo livello di educazione. Triste ma vero.
In questo quadro piuttosto desolante, tra relazioni internazionali difficili e una politica rissosa: un pollaio davvero deprimente, spunta qualcosa di inedito. Un nemico invisibile: un virus subdolo, ci attacca in modo vigliacco e imprevisto. Ci coglie impreparati. I nostri ospedali vanno in tilt.
A gestire l’emergenza un distinto signore in grisaglia che fino al giorno prima faceva il professore universitario, visto mai…. Poi, un governo raccogliticcio nato in modo quasi stupefacente dopo il fallimento di un precedente esecutivo supponente e arrogante.
E qui è successo qualcosa di diverso e fuor dal comune. Il signore in grisaglia mai si sarebbe aspettato di parlare in diretta ai suoi cittadini: 60 milioni di anime preoccupate e attonite, mai si sarebbe aspettato di dover decidere di fermare un paese, mai si sarebbe aspettato di bloccare la 7ma economia del mondo. L’ha fatto. E quei momenti terribili, quella responsabilità grandissima trapelava dal tono della sua voce. E’ stato come mettersi alla guida di un’auto da corsa su un circuito da gara, essendo abituati a condurre una mercedes da crociera. Lo scopo non è certo quello di tessere le lodi di chi ci governa, solo quello di cercare di immedesimarsi nella sua anima. E così, tra contestazioni accesissime delle opposizioni politiche, accelerate e frenate, le ruote sono rimaste in pista. Un successo? Presto per dirlo, la guerra è ben lungi dall’esser finita, sicuramente è stata vinta una battaglia.
E i cittadini? Hanno risposto, sì hanno risposto, si sono magicamente riconciliati con le loro istituzioni, ne hanno seguito i consigli e rispettato l’autorevolezza. Diligenti si sono chiusi in casa. Le mamme – da sempre acrobate della quotidianità – hanno messo in campo le loro abilità multitasking e, tra smart working, lavori domestici e correzione dei compiti sono diventate generali d’armata, conducendo le loro famiglie indenni fino alla riapertura delle scuole. I papà pure si sono arrangiati. Un po’ hanno aiutato le loro mogli e compagne, un po’ si sono ingegnati con le call on line e un po’ hanno mangiucchiato. Più o meno tutti hanno preso peso. La vita ha innestato una marcia sconosciuta. Tutorial di ginnastica sul web e tanto altro che era caduto nell’oblio a causa della frenesia di sveglie, scadenze e impegni. Più famiglia, davanzali che si sono magicamente riempiti di fiori. Balconi e giardini che hanno cominciato a rivivere. Gli orti domestici sono diventati lo sport di molti. E le file ai supermercati. Tutti ordinatamente in coda con la mascherina, distanziati, pazienti ad attendere il proprio turno. Davvero un fenomeno antropologico da indagare….
Tanti hanno sofferto. Pochi soldi, una cassa integrazione che non arrivava e ancora non arriva, case in periferia soffocate dal cemento, paura del domani. Nonni, e non solo loro, perduti senza un saluto, senza il conforto dei loro cari. Disperazione gestita con grande dignità. La sanità nostrana messa a dura prova, ha dato il miglior spettacolo mai visto. In trincea medici e infermieri, all’attacco per salvare vite. Ospedali e reparti allestiti in pochi giorni. Purtroppo non sempre il sistema ha funzionato e sono ancora nella memoria di tutti, i mezzi dell’esercito che portano via cadaveri a decine. Però non ci sono stati disordini, proteste, il disagio sociale è stato contenuto dalle barricate della solidarietà. Il portafoglio del risparmio privato ha supplito alle mancanze della pubblica amministrazione che, anche in questo caso, ha mostrato purtroppo limiti e inefficienze.
L’elegante signore si è poi trasformato in un combattente d’assalto per ottenere una promessa di riscatto per il suo paese e aiuto dall’Unione. A fine luglio, dopo 90 ore di trattativa serrata, condotta notte e giorno con poche pause, ha ottenuto un’altra vittoria: 209 mld di euro per ricostruire, la speranza di una rinascita. E ancora sua è la responsabilità di scrivere una storia che ancora non è accaduta. Vedremo.
La catastrofe è stata di portata mondiale. E non sempre i governanti sono stati all’altezza. Noi, tra i primi ad essere colpiti, abbiamo reagito con forza e molto meglio di altri. La strada è ancora incerta e piena di incognite, certamente i cittadini italiani hanno dato il meglio di sé. Tutto quello che avevano in dote è stato dispiegato con vigore: un’energia positiva di cui non credevamo essere capaci.