Pubblicato sulla rivista Altro&Oltre nr. 42, luglio 2022
Ricette ideali per dispiegare una strategia competitiva nel panorama globale non ce ne sono. Tantomeno ci sono certezze sui futuri assetti geopolitici mondiali che in tale competizione sono asset determinanti. Basta nulla per scompaginare le carte, e la guerra in Ucraina dimostra quanto un evento non previsto, stia influendo rovinosamente, amplificando tendenze già in atto e creando i presupposti per emergenze dalle conseguenze incalcolabili: oltre a quella energetica, anche quella alimentare conseguente al blocco nelle esportazioni di grano dall’Ucraina.
Ma vediamo a livello macro cosa sta succedendo all’economia mondiale. Il Pil globale supererà per la prima volta i 100.000 miliardi di dollari nel 2022, con due anni di anticipo rispetto alle previsioni. A fare i conti è il Centre for Economics and Business Research, secondo il quale la Cina diventerà la prima economia nel mondo nel 2030, con 24 mesi di ritardo sui calcoli precedenti, superando così gli Stati Uniti. Dunque l’economia cresce ed è cresciuta più del previsto. Ma, nel frattempo, anche il debito globale è schizzato, raggiungendo i 226mila miliardi di dollari e tale aumento si giustifica con l’espansione della spesa degli Stati per far fronte alla pandemia di Covid-19.
Cosa succede in Italia
Certamente laddove ci sono criticità e debolezze, come in Italia, questo forte aumento del debito è destinato a frenare la crescita e la ricetta per innescare una vera strategia competitiva per il nostro paese rimane la medesima da oltre 20 anni, le riforme: giustizia, burocrazia, fisco. Tutto sommato però l’Italia mantiene la sua buona posizione, confermandosi per il 2022 all’ottavo posto tra le economie mondiali, grazie anche alla relativa stabilità politica e al prestigio internazionale di cui gode l’attuale presidente del Consiglio, Mario Draghi. (Fonte: Sole24Ore).
Risorse umane, principale fattore di una strategia competitiva
Il nostro paese è la seconda manifattura d’Europa dopo la Germania, e uno dei paesi più industrializzati al mondo, dunque le realtà aziendali rappresentano un elemento molto importante. Scendiamo quindi in un contesto più ristretto ed esaminiamo quali sono i punti di forza oggi delle economie moderne. Un asset sempre più strategico per il successo delle imprese è il fattore umano e conta più delle risorse naturali. In realtà è sempre stato così: spesso sono proprio le persone, le loro competenze e la loro capacità di fare squadra a determinare il successo di un’impresa e poi di uno stato e della sua economia. Si pensi a Israele, uno dei paesi più sviluppati al mondo e certamente poverissimo di risorse e senz’altro anche all’Italia. Negli ultimi anni le persone hanno assunto un peso sempre maggiore grazie lo sviluppo tecnologico.
Educazione e formazione
Dunque tra gli investimenti da privilegiare, quelli in formazione e in aggiornamento, più in generale in educazione. Qui devono entrare in gioco anche le istituzioni per favorire una didattica più moderna e al passo coi tempi. Il paese sconta un’arretratezza educativa molto preoccupante. I nostri studenti non si piazzano bene rispetto ai più preparati alunni del Nord Europa e gli ambiti in cui risultano più carenti sono quelli scientifici con gravi difficoltà anche nella comprensione dei testi. Ma non solo, le competenze scolastiche non rispondono adeguatamente alle necessità delle imprese e si verifica un forte disallineamento tra domanda e offerta. Il risultato paradossale è una disoccupazione giovanile tra le più alte in Europa e imprese che non trovano le competenze che cercano. Dunque bisogna rimettere in primo piano scuola ed educazione realizzando una continuità dei processi formativi anche all’interno delle aziende.
La sostenibilità sociale
Un altro elemento fondamentale delle società evolute è la cura del personale che significa: creare condizioni favorevoli perché le persone possano vivere in armonia tra le esigenze del lavoro e quelle della vita. In altre parole questo significa: sostenibilità sociale. Si tratta di uno dei tre pilastri della sostenibilità che insieme a quella ambientale e a quella economica, dovrà diventare dominante nelle scelte strategiche delle aziende. Ecco come dovrà essere il rapporto tra capitale e lavoro nel prossimo futuro. Lontanissimo da come lo abbiamo conosciuto all’esordio delle rivoluzioni industriali di fine ‘800. Niente più lotte di classe ma collaborazione continua all’insegna della competizione. Ambiguità difficilissima da sostenere ma assolutamente necessaria sia alle attività economiche sia alle persone. I migliori emergeranno solo se allo spirito competitivo uniranno competenze e spirito di collaborazione.