Pubblicato su rivista Altro&Oltre nr. 14, luglio 2015
La Pietà Rondanini, l’ultima incompiuta opera d’arte del più grande scultore di tutti i tempi, è ora anche un esempio di avanzata tecnologia. Michelangelo mai avrebbe immaginato quali tecniche d’avanguardia sarebbero state impiegate per preservare la sua opera nel tempo e tramandarla intatta alle prossime generazioni nei secoli a venire. La scultura rinascimentale: la Madonna che sostiene il Cristo in uno struggente abbraccio, passa oltre la sua storia ed è catapultata nel futuro, affidata alle menti di un gruppo di ingegneri. Un team speciale che ha ideato e compiuto un intervento pionieristico e unico nel suo genere.
Tutto comincia quando il Comune di Milano decide di spostare la Pietà dalla Sala degli Scarlioni all’Ospedale Spagnolo sempre all’interno del Castello Sforzesco dove la statua è esposta da oltre 60 anni. Ci si rende conto che il nuovo allestimento museale, collocato in prossimità della linea metropolitana, è soggetto a vibrazioni che avrebbero potuto compromettere la stabilità della statua. Il Politecnico di Milano fa i primi rilievi: registra una prevalenza di frequenze comprese tra i 20 e gli 80 Hertz. Troppi, sono da ridurre a 8 Hertz. Il pensiero va anche a quanto accaduto in Emilia nella primavera del 2012. E’ ancora recente il ricordo di quel devastante terremoto che ha causato tanti danni a opere d’arte, persone e attività produttive. L’amministrazione milanese decide quindi di programmare un intervento più importante, si vuole proteggere la scultura anche dal rischio sismico.
Il progetto viene commissionato a Miyamoto International, studio di ingegneria strutturale che opera a livello internazionale con sede italiana a Milano. L’ing. Marco Cossu e l’ing. Devis Sonda entrambi titolari della filiale nazionale, spiegano così l’assunto inedito che ne ha ispirato l’incipit: “L’obiettivo era quello di conservare la scultura per le generazioni future. Cioè per sempre. Non è stato quindi valutato un normale rischio statistico di incidenza e di probabile intensità del terremoto in quel territorio, sono stati ipotizzati anche eventi eccezionali. La messa in sicurezza del capolavoro di Michelangelo ha visto così la predisposizione di un sistema di tutela complessivo davvero straordinario.”
2.500 anni l’arco temporale alla base dei calcoli statistici sull’intensità e sulla probabilità che si verifichino terremoti, in quell’area. Periodo molto, molto più lungo di quello che comunemente si prevede per la progettazione antisismica di normali edifici ad uso umano. La delicatezza e il valore dell’opera hanno imposto cautele particolari per la messa a punto e le prove di progetto. A questo scopo è stata realizzata una copia della Pietà in scala 1:1 simile a essa sia per peso sia per qualità del materiale. Il marmo bianco impiegato è stato estratto da una cava di Carrara adiacente a quella utilizzata dallo stesso Michelangelo. Un robot antropomorfo ha poi realizzato l’avatar scolpendo la statua sulla base di una scannerizzazione in 3D.
Il sistema messo a punto è assai complesso: Thk, multinazionale giapponese, ha realizzato una piattaforma antivibrante, l’italiana Goppion ha provveduto alla costruzione di una base cilindrica in acciaio su cui poggia la scultura a sua volta collegata al basamento da un particolare meccanismo anti ribaltamento progettato da Sismocell, sistemi antisismici di Reglass H.T. di Minerbio in provincia di Bologna. Oltre ad esso, quest’ultima società ha fornito una serie di dispositivi a dissipazione posizionati ai lati della piattaforma. I singoli componenti sono stati assemblati in un prodotto d’avanguardia nell’ambito della protezione sismica, prototipo unico al mondo, interamente progettato in Italia.
Più meno come funziona: la piattaforma antivibrante, è composta da 2 parti, una fissa e una mobile e isola la statua dall’accelerazione provocata dal terremoto. Particolari sostegni in gomma, in corrispondenza dei quali grava il piedistallo, assorbono invece le vibrazioni del traffico. I dispositivi a dissipazione sono stati previsti per garantire la sicurezza in situazioni estreme, in caso di malfunzionamento o di urto accidentale. Per un sisma con accelerazioni superiori a quelle probabili per quell’area, ad esempio, servono ad ammortizzare movimenti della piattaforma antivibrante superiori alle attese per impedirne l’urto violento contro i bordi che avrebbe gravi conseguenze sull’incolumità della scultura “Il sistema – spiega l’Ing. Andrea Vittorio Pollini di Sismocell, Reglass H.T. – funziona grossomodo come i cilindri posti sul fronte delle locomotive, quando urtano il terminale del binario delle stazioni di testa, cioè attutiscono il colpo di fine corsa. I dispositivi ai lati della piattaforma, in modo similare, riducono le possibili sollecitazioni cui la statua è soggetta nel caso di raggiungimento del fine corsa del sistema dissipando energia.”
L’Italia è un paese a elevato rischio sismico. Il patrimonio culturale è immenso e tantissimi sono i monumenti, le statue e le opere d’arte privi di quelle tutele idonee a contrastare gli effetti distruttivi di un sisma. Il lavoro condotto sulla Pietà Rondanini potrebbe costituire un “progetto pilota” da proporre per esperienze future.
La Pietà Rondanini
La Pietà Rondanini di Michelangelo è un’opera drammaticamente singolare, racchiude infatti in un unico blocco di marmo le figure del Cristo e della Vergine, quasi fuse in un solo abbraccio. L’opera rappresenta il testamento spirituale del maestro, intento a scolpirne i tratti sino a pochi giorni prima della morte, avvenuta nel 1564. La scultura non finita fu infatti ritrovata nella sua abitazione romana, ma se ne persero poi le tracce per lunghi anni fino a quando ricomparve presso l’abitazione del marchese Giuseppe Rondinini (questa la denominazione corretta), raffinato collezionista romano. Nei secoli successivi visse un lungo avvicendarsi di passaggi di proprietà, quasi nell’oblio, fino a quando, nel 1952, la scultura venne acquistata dal Comune di Milano