Pubblicato sulla rivista Altro&Oltre nr. 38, giugno 2021
Il razzismo spiegato a un bambino
Passeggio per strada tranquilla, la giornata è bella, il cielo terso e l’aria frizzantina nonostante siano già i primi di giugno. Penso: e se un giorno avessi un nipotino o nipotina, cosa gli racconterei? Certamente molte fiabe, anche inventate, ma in mezzo ci metterei qualcosa di serio e importante. Mi piacerebbe parlargli di razzismo, certo, cercando la giusta formula.
Il razzismo è un sentimento subdolo. Si annida nelle coscienze degli uomini e quando si manifesta rompe le righe della civile coesistenza e mina la pace stessa. E’ il più abbietto dei sentimenti umani che si traduce in una presunzione totalizzante: quella di essere superiore, quella di contare di più.
E le discriminazioni di genere non fanno eccezione. Si tratta di una forma di razzismo subdola avendo come bersaglio: mogli, figlie, compagne, colleghe. Insomma è dentro la nostra quotidianità. Arreca danni incommensurabili: mina l’autostima di chi ci sta intorno, opprime, offende e, talvolta, uccide. E’ un razzismo, declinato per genere che si insinua sempre con lo stesso scopo: il predominio.
Il razzismo teorizza la supremazia del più forte sul più debole con la scusante della “migliore qualità” di chi opprime rispetto a chi è oppresso. Il razzismo è per strada, tra i ragazzi che incontrano persone straniere, poveri, mendicanti. Il razzismo è dappertutto è tra noi, anche tra i molti che se ne proclamo esenti. Si manifesta sotto diverse forme: intolleranza, spregio, oppressione fino alla negazione dell’altro e alla soluzione più tragica: il genocidio. Quando se ne parla si pensa a Hitler: il suo odio indiscriminato nei confronti degli ebrei rimane per molti aspetti misterioso. Nessuno si è mai spiegato come abbia potuto architettare “la soluzione finale” con tanta convinzione e metodo, coinvolgendo un’intera nazione e convincendo a tanta spietatezza tutta la sua classe dirigente. Tanta cattiveria e ferocia rimangono ancor oggi un enigma.
Il razzismo è un preconcetto, scientificamente errato
Così lo definisce Wikipedia – “basato sull’idea che la specie umana possa essere suddivisibile in razze biologicamente distinte, caratterizzate da diverse capacità intellettive, valoriali, etiche e/o morali, con la conseguente convinzione che sia possibile determinare una gerarchia secondo cui un raggruppamento razzialmente distinto possa essere definito superiore o inferiore a un altro”.
La favola del ricco e del povero
Spiegare tutto questo a un bambino è molto difficile. Inizierei con la favola del ricco e del povero. Il ricco che si fa servire dal povero e che di fronte ha due possibilità: approfittare del suo stato di privilegio per esercitare il suo potere con prepotenza, oppure, farsi aiutare con gentilezza e con la pazienza dell’insegnamento. Ma specificherei anche, al bambino, che il ricco non è colui che ha molto denaro, bensì colui che riesce a circondarsi di buoni amici: fanno una grande differenza nella nostra vita. E’ ricco chi ha genitori che lo amano, è ricco chi è nato, senza averne alcun merito, alle nostre latitudini: se ti ammali ti curano, ci sono scuole, cibo e vestiti in abbondanza e la vita di ognuno ha un valore. E’ ricco chi ha conoscenza ed è capace di trasmetterla. Significa aver studiato, un’occasione da non perdere.
Spiegherei a questo bambino, che il mondo in cui vive e tutto quello che può offrirgli: agio, diritti e opportunità, non è affatto scontato, ma è il risultato di guerre, dittature e indicibili sofferenze. E’ il regalo di chi, prima di noi, ha sofferto per donare alle generazioni a venire un futuro migliore. E’ quello che sta succedendo ora in tanti altri paesi. Noi non abbiamo il merito di queste conquiste, abbiamo invece il dovere di migliorarle laddove necessario e di farle comprendere e apprezzare a chi vive tra noi.
Sono queste le differenze tra le genti: ci sono genti “ricche” senza alcun merito, e ci sono genti “povere” senza alcuna colpa per esserlo. E’ un primo, piccolo passo per comprendere le diversità, accettarle e far in modo che si trasformino in condizioni più favorevoli anche per gli altri: qualunque sia il colore della pelle, il sesso, la provenienza e il credo religioso.