Scrittura cinese: cultura, arte e movimento

Pubblicato sulla rivista Altro&Oltre nr. 45, aprile 2023

Scrittura cinese, non solo ideogrammi

Scrittura cinese ideogrammi? Non proprio, scrivere in Cina è una pratica da coltivare tutta la vita, esprime cultura, senso estetico e movimento. E la calligrafia è perfino una forma d’arte esibita nel paese anche nei parchi pubblici. Non è insolito infatti osservare gruppetti di anziani che intingono lunghi pennelli in secchielli di colore dipingendo sul suolo pubblico attraverso movimenti armonici del braccio e del corpo.  E’ la calligrafia ad acqua, considerata una vera e propria manifestazione artistica insieme alla musica, agli scacchi e alla pittura. Le si attribuisce una relazione stretta con il calligrafo: a un ideogramma ben tracciato corrisponde un essere umano di valore. Tanto basti a comprendere come, con i suoi tremila anni storia ininterrotta, la scrittura cinese rimanga il simbolo più identitario di questa civiltà e rappresenti un legame di profonda appartenenza del popolo con la sua cultura.

Cina, antica muraglia cinese

L’arte della scrittura

La scrittura cinese è una delle più antiche e complesse del mondo. Questo sistema di scrittura, noto come hanzi, consiste in un gran numero di caratteri. Si è sviluppato nel corso dei secoli e ha subito nel tempo molte trasformazioni. Più di recente, grazie a un impegnativo processo di semplificazione e astrazione si è arrivati all’odierna stilizzazione. In origine i caratteri erano scritti a mano con pennelli e inchiostro su carta o tessuti ed erano pittografici, rappresentavano cioè oggetti quotidiani. Si dice scrittura ideogrammi, per significare la loro relazione con oggetti e appunto idee.

Molto difficile da imparare, la scrittura cinese si esprime con caratteri che non seguono regole fonetiche e molti di essi hanno più di un significato. Il più grande dizionario cinese pubblicato nel 1994 ne elenca oltre 85.000 ma ne bastano 3500-4000 per leggere un quotidiano e solo gli intellettuali ne conoscono circa 6.000. La calligrafia si sviluppa in ideogrammi, un ideogramma è composto da vari tratti che insieme costituiscono un carattere, proprio come nel nostro linguaggio, le lettere compongono le parole. Gli studenti passano ore a riprodurre i caratteri per memorizzarli e impararli correttamente.

Scrittura cinese, ideogrammi

La modernizzazione della scrittura

Oggi, la scrittura cinese viene utilizzata principalmente in Cina, Taiwan, Hong Kong e Macao. Dal 1950 il Partito comunista ha introdotto alcune riforme per semplificarne l’apprendimento e migliorare l’alfabetizzazione. Con la rivoluzione cinese (1949) che unificò un vastissimo territorio nel quale si parlavano centinaia di dialetti e il 90% degli abitanti era analfabeta, nacque l’esigenza innalzare il livello di conoscenza delle masse perché potessero acquisire competenze tecnologiche e spingere la crescita del paese. Grazie a un massiccio programma di semplificazione dei caratteri, prese così origine il mandarino standard.

La scrittura semplificata è stata sviluppata riducendo il numero di tratti in alcuni caratteri complessi, rendendoli più facili da leggere e scrivere e permettendo a un maggior numero di persone di imparare a leggere e scrivere, migliorando in tal modo l’efficienza nella comunicazione scritta. La scrittura semplificata è stata adottata in Cina e Taiwan, ma non in Hong Kong e Macao, dove la scrittura tradizionale è ancora in uso.

E poi arrivò la rivoluzione digitale

Con la rivoluzione digitale molti studiosi e opinionisti pensarono che l’arte calligrafa cinese, espressione di un linguaggio millenario, dovesse estinguersi. Non fu così. Già con l’introduzione della macchina da scrivere le difficoltà erano state molte. Nei primi decenni del novecento erano stati sviluppati congegni complessi da utilizzare e soprattutto lenti. Un dattilografo esperto era in grado di battere al massimo 20 caratteri al minuto. Il sistema non era poi replicabile coi computer.

Wang Yongmin un programmatore nato ai tempi della rivoluzione, trovò la soluzione iniziando a fine anni ’70 a studiare come inserire i caratteri cinesi nella tastiera QWERTY, la più diffusa al mondo e quella che usiamo tutti ancora oggi. Per risolvere il problema partì da un assunto che, applicato in modo originale alla scrittura cinese, funzionò: “In chimica esistono decine di migliaia di molecole ma solo cento atomi”. Sulla base di questo principio incominciò a scomporre i caratteri cinesi, scegliendone 10.000 e trascrivendo le parti che li costituivano. Dopo cinque anni di lavoro ridusse le parti basiche dei caratteri a 125 unità. Era abbastanza per poterle inserire nella tastiera QWERTY. E fu una vera rivoluzione. Il sistema venne acquistato da dall’americana Digital Equipment Corporation per la sua industrializzazione e diffusione.

Ma non finì qui. La tradizionale tastiera QWERTY venne collegata a un software, Input Method Editor (IME) che facilitava ulteriormente l’inserimento dei caratteri prevedendo dai click il carattere che l’utente volesse comporre. Un sistema simile comparve in Occidente qualche decennio dopo.

E l’ingegno cinese non si è fermato: nel 2011 Tencent, una grande società cinese di tecnologia lanciò WeChat, un sistema di chat vocali per semplificare l’invio di messaggi, precursore di WhatsApp. La piattaforma ha una vasta gamma di funzioni, tra cui chat di testo, chat vocale, chiamate vocali, pagamenti mobili, giochi, shopping online e servizi di intrattenimento. La funzione di chat vocale è stata progettata per rendere più facile e veloce l’invio di messaggi vocali, rispetto alla digitazione di un testo. E’ così compiuto il passaggio dell’antica calligrafia all’era della tecnologia digitale.

Insomma non si può, oggi, ignorare una civiltà tanto antica che grazie alle sue capacità di sviluppo è quotidianamente tra noi e per meglio comprenderne caratteristiche e peculiarità è necessario partire dalla sua scrittura e da come si è evoluta nel tempo. Antichissima e complessa è un elemento identitario che continuando ad attraversare i secoli ne rappresenta la storia e la cultura.

Fonte: “La Cina è già qui” di Giada Messetti, Mondadori Editore

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