Il significato di un lutto: la vicenda di Gustavo Dino Biagi

Il  lutto Gustavo Dino Biagi - Ospedale MaggioreSuccede a Bologna, succede all’ospedale Maggiore, succede il 20 febbraio di quest’anno. Gustavo Dino Biagi 66 anni cardiopatico, ricoverato nel reparto di Terapia intensiva della Cardiologia muore per arresto cardiaco. Ogni tentativo di rianimarlo risulta vano. Perché è accaduto? Perché in realtà l’uomo è stato dimenticato. Ex dirigente, marito, padre e nonno, disponeva di un defibrillatore inserito nel torace che era stato disattivato in attesa di un intervento. Ma anche il sistema di allarme visivo e sonoro di salvaguardia che avrebbe dovuto segnalare crisi cardiache era stato disattivato. Proprio così. In un reparto di eccellenza della Regione, forse uno tra i migliori d’Europa, Biagi viene lasciato senza protezione. Ci si accorge dell’arresto cardiaco, ma dopo 15 minuti. Si tenta per altri 75 minuti di rianimare il paziente. Troppo tardi. Proprio là dove terapie, sicurezza dei pazienti e assistenza dovrebbero manifestarsi nel loro aspetto più alto e proprio là dove sono impiegate le tecnologie più avanzate, si profila una grave  negligenza che causa un lutto devastante.

Ma sono il peso dell’indifferenza e la distanza presa dall’Azienda sanitaria che impediscono ai famigliari di elaborare il lutto. In seguito a richiesta di risarcimento in via stragiudiziale la famiglia si vede recapitare un modulo standard dell’assicurazione (Am Trust Europe Ltd). “…Questo non è morale  è disumano, soprattutto verso persone e una famiglia distrutta dal dolore causato da una morte evitabile…” sostiene Gianmarco, figlio di Gustavo Biagi, mentre nello studio del Prof. avv. Ugo Ruffolo a Bologna, si annuncia alla stampa la causa civile (lunedì 23 sett., ndr) per l’ottenimento del risarcimento del danno nei confronti dell’Ausl cittadina.

“Lo scopo principale non è ottenere denaro – spiega l’avvocato Ruffolo – ma quello di moralizzare l’ente colpendo il patrimonio per sollecitare azioni punitive nei confronti di chi ha sbagliato, affinché incidenti tanto gravi non si ripetano. E questo – prosegue il legale – si inserisce nella generalizzata tendenza a riconoscere, per casi analoghi, risarcimenti elevati. E’ infatti l’Ausl che deve rispondere senza nascondersi dietro la compagnia di assicurazione”. Le cause seguiranno il loro corso – parallela a quella civile si sta svolgendo la causa penale seguita dall’avv. Paola Benfenati -. La relazione di consulenza tecnica d’ufficio disposta dalla Procura della Repubblica ha già accertato come il ritardato tentativo di rianimare il paziente sia imputabile al distacco del sistema di allarme.

Aggravante di questa triste vicenda è quindi la deprecabile indifferenza delle istituzioni. E’ mancato, da parte della dirigenza sanitaria, quel sentimento di solidarietà in grado di esprimere vicinanza ad una famiglia disperata. Chi dovrebbe avere al centro del suo agire il benessere del cittadino e non solo quello fisico ma anche la sua tranquillità emotiva e la serenità dei suoi cari ha invece trattato il caso come un errore da rimediare tramite copertura assicurativa. “Quando abbiamo scritto all’Ausl – conclude Gianmarco Biagi – ci ha risposto l’assicurazione. Come se si trattasse dell’urto di un parafango. Un comportamento inaccettabile indegno dei valori che esprime da sempre la comunità bolognese”.

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