Pubblicato sulla rivista Altro&Oltre nr. 26, agosto
Entrato a far parte del nostro vocabolario abbastanza di recente il termine “sviluppo sostenibile” ha un significato complesso e spesso frainteso.
La Commissione Brundtland, Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo indetta dalle Nazioni Unite nel 1987, dà una definizione precisa di sostenibilità, più precisamente di sviluppo sostenibile, affermando che: “lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere le possibilità delle generazioni future”
Nel documento si fa riferimento anche alla tutela dei bisogni di tutti gli individui, che legittimamente possono aspirare a migliori condizioni di vita. Non viene esclusa quindi la crescita economica e neppure lo sviluppo. La decrescita felice, spesso millantata dagli ambientalisti più oltranzisti non è dunque la soluzione. Senza consumi non esiste sviluppo, senza lo sviluppo non esiste benessere. E in una società senza benessere mancano cultura e servizi, e quindi mancano i diritti. Si può persino dire che l’andamento economico di una nazione ne determina, in buona misura, il livello di democrazia.
Per tali motivi, la sostenibilità ruota attorno a tre componenti fondamentali:
- Sostenibilità economica: intesa come capacità di generare reddito e lavoro per il sostentamento della popolazione.
- Sostenibilità sociale: intesa come capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute, istruzione, democrazia, partecipazione, giustizia.) equamente distribuite per classi e genere.
- Sostenibilità ambientale: intesa come capacità di mantenere qualità e riproducibilità delle risorse naturali.
Implementare questo processo è assai complesso e la sua realizzazione dipende anche da accordi sovranazionali che allo stato attuale sono instabili e dagli incerti risultati (Vedi l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici che ha visto uscenti gli Stati Uniti).
Le maggiori criticità da affrontare sono: cambiamenti climatici, riciclo dei rifiuti, energia, risorse.
Cambiamenti climatici
Tema molto dibattuto, vede oggi pressoché concorde la comunità scientifica nell’attribuire il riscaldamento globale all’attività umana e all’immissione in atmosfera di un eccesso di Co2 derivante soprattutto dalla produzione di energia con combustibili fossili e dalle lavorazioni industriali. Utilizzare l’auto con parsimonia e in modo intelligente, prediligere i mezzi di trasporto pubblico e più in generale ridurre la mobilità incoraggiando forme di lavoro a domicilio, potrebbe essere di grande aiuto.
Riciclo dei rifiuti
Anche qui si può fare molto. Si parte da una buona raccolta differenziata, cioè dall’ impegno dei singoli cittadini nel raccogliere e separare con diligenza i vari tipi di rifiuti. Che vuol dire anche non sprecare, non consumare in eccesso e cercare di riutilizzare. Quanto scempio è stato compiuto ed è in corso a causa di una dissennata gestione degli scarti. Il fenomeno del “Plastic Vortex”: un enorme deposito di rifiuti che fluttua nell’Oceano è una delle conseguenze. Grande quasi come il Nord America, galleggia al largo del Pacifico ed è anche noto come il “Continente spazzatura”. Plastic Vortex si è formato grazie alle correnti che hanno convogliato la spazzatura in un’ampia zona al largo degli Stati Uniti. E’ costituito quasi esclusivamente da plastica. La plastica non è biodegradabile e cogli anni si frantuma in piccoli pezzettini: una poltiglia, che finisce nello stomaco dei pesci e che, risalendo la catena alimentare, arriva sulle nostre tavole.
Energia e Risorse
Produzione di energia e utilizzo di risorse non rinnovabili sono aspetti strettamente collegati al riciclo dei rifiuti e al riscaldamento globale. Oggi, per la produzione energetica, si usano in prevalenza combustibili fossili fortemente inquinanti. Si consumano materie prime che prima o poi si esauriranno ma che forniscono un asset essenziale e irrinunciabile allo sviluppo e alla sopravvivenza in tutte le società umane sia quelle sviluppate sia quelle emergenti. Senza energia naufraga qualsiasi prospettiva di progresso. La strada per l’utilizzo di fonti rinnovabili e pulite risulta però piuttosto impervia. E’ infatti ancora insufficiente e non esiste un processo davvero efficiente per trasformare vento, sole, maree etc. nell’energia che serve.
Qualche progresso si è fatto sul fronte della fusione nucleare, assai differente della fissione largamente in uso nelle centrali atomiche in funzione in molti paesi, ma che genera scorie radioattive. La fusione nucleare è un processo che ricava energia fondendo due più leggeri atomi di idrogeno in un più pesante atomo di elio, non produce scorie radioattive ed è il medesimo che tiene in vita le stelle. Si parla di un primo impianto sperimentale al Mit di Boston entro 15 anni con l’utilizzo di super conduttori magnetici. Un sistema in grado di contenere il calore della fusione che raggiunge temperature di 80 milioni di °C, sufficienti a fondere qualunque materiale: il principale limite da superare per un suo effettivo impiego.
Ricerca, innovazione, cooperazione tra i popoli e corretti comportamenti individuali sono le nuove sfide da rendere concrete per l’avvio di una nuova era globale a favore delle nuove generazione di inquilini del Pianeta.