Valori di oggi, tra connessione e condivisione

Pubblicato sulla rivista Altro&Oltre nr. 22, luglio

“A chi non vive lo spirito del suo tempo, del suo tempo toccano solo i mali” – Voltaire

Condivisione

E’ la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948) delle Nazioni Unite, che finalmente spalanca le porte al riconoscimento di quei valori irrinunciabili e inalienabili delle persone che sono anche fondamento giuridico di molti paesi, perlopiù occidentali, trovando spazio nelle loro Costituzioni.

Qui l’individuo diventa il centro. La società intesa come insieme di cittadini e lo Stato inteso come insieme di istituzioni ruotano intorno ad esso. Molti i nuovi valori che pian piano si sono sedimentati dal dopoguerra ad oggi. Il diritto alla salute e quindi alle cure. La valorizzazione del bambino delle sue qualità e il rispetto per l’infanzia. La parità di diritti tra uomo e donna. Il diritto al lavoro, alla casa, allo studio. Anche il suffragio universale è parte di queste conquiste. Non tutto è ancora compiutamente realizzato. Ma dove non lo è la condanna della società civile è pressoché unanime. Segno che questi principi sono espressione di una cultura diffusa. Le leggi infatti non bastano a garantire i diritti e a fondare i valori, serve anche un comune sentire che li condivide.

Da circa un ventennio forse anche meno si assiste poi, a una nuova e profonda trasformazione legata alla diffusione delle nuove tecnologie, alla facilità di comunicare e di accedere alle informazioni. L’insieme dell’umanità si sta interconnettendo attraverso una rete di rapporti che si estende progressivamente all’intero pianeta. Emerge l’individuo e la sua soggettività si afferma, a discapito delle corporazioni, dei centri di potere e delle lobby. Si moltiplicano i contatti tra esseri umani ma anche tra stati e quelli commerciali. Nel corso degli ultimi cinquant’anni la produzione mondiale è aumentata di circa cinque volte, mentre gli scambi commerciali tra i diversi paesi sono aumentati, nello stesso periodo, di decine di volte. E’ il trionfo della concorrenza globale. La rapidità con cui si sta evolvendo la vita quotidiana non ha eguali nella storia e sta creando mutamenti velocissimi che modificano in modo irreversibile il nostro modo di vivere quotidiano, il nostro modo di pensare e di percepire il mondo e la convivenza umana.

Purtroppo spesso prevale nella generazione “anziana” una sorta di “bugiarda” retroattività che fa apparire migliore il passato e che demonizza il presente denunciando una società senza valori. Masse crescenti di persone si sentono minacciate a causa di cambiamenti che modificano la loro vita materiale e quella culturale che arretra in ragione del Digital divide. Cioè di quel fenomeno che emargina chi non ha accesso o le competenze necessarie per utilizzare con disinvoltura internet attraverso il computer o altri apparecchi (device).

Non mancano in effetti le conseguenze negative. Internet collega ma pure separa. Quante volte abbiamo osservato gruppi di ragazzi insieme a tavola intenti a consultare i loro smartphone piuttosto che a farsi compagnia conversando. Vi è un fondamentale difetto di dialogo, lo scambio di opinioni esiste ma avviene per iscritto dove l’argomentare è scarso e prevale lo slogan. E anche il male si interconnette amplificando i suoi messaggi e ottundendo le menti deboli.

Tuttavia questi fenomeni: l’aumento vertiginoso delle interconnessioni tra gli individui e gli stati sono alla base di un valore nuovo e fondante della nostra civiltà: la condivisione.

Le nuove tecnologie consentono di trovare un lontano amico attraverso i social e di metterlo a parte dei propri pensieri o del proprio percorso lavorativo. Grazie alla possibilità di accedere alla conoscenza, piccole entità produttive possono diventare start up tecnologiche di successo potendo attingere con facilità e senza spese alle più importanti innovazioni, solo pochi anni fa costosissime e inaccessibili. E’ anche possibile usufruire di servizi innovativi come car sharing, home sharing, home banking e altri servizi basati su nuove tecnologie (ad esempio: l’accesso alle banche dati che riguardano il proprio status, la salute, la posizione pensionistica etc,).

Pure la tanto vituperata globalizzazione è un aspetto spesso positivo di questo cambiamento che trova fondamento nell’idea di condivisione. Bastano questi dati per averne certezza: All’inizio del Novecento il 60% circa della popolazione mondiale viveva in condizioni (stime ONU) di povertà estrema. Oggi le condizioni di vita della maggior parte della popolazione sono notevolmente migliorate. La percentuale di persone in condizioni in povertà estrema era, nel 1981, pari al 40% della popolazione globale. Nel 2001 questa percentuale si è dimezzata.

Il mondo che cambia rapidamente ci offre un confronto assai stridente tra vecchio e nuovo: l’interesse egoistico e il benessere generale, il nazionalismo e la coscienza planetaria, semplificazione e ignoranza contro cultura e conoscenza, ampliamento delle relazioni e aridità dei rapporti.

Sta a noi utilizzare al meglio gli aspetti straordinari di una rivoluzione culturale e di un sentimento sempre più diffuso quello del “mettere in comune”: un valore contemporaneo reso possibile da un progresso senza precedenti perché rapidissimo e accessibile a tutti.

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