Pubblicato sulla rivista Altro&Oltre nr. 41, aprile 2022
Vichinghi, un popolo guerriero che sparse terrore per oltre 300 anni. Il vento di guerra soffia in ogni epoca, e scandisce le grandi tragedie dell’umanità. E’ qualcosa che appartiene al genere umano, anche se il solo pensiero fa orrore. La storia è un racconto continuo di conquiste e di predominio violento. Solo da poco stiamo vivendo, in Occidente, un lungo periodo di pace. Dopo tante sofferenze e millenni di conflitti, l’Europa, in particolare, ha finalmente conquistato democrazia e libertà. Il sentimento di civile convivenza tra i popoli si è talmente radicato nel corso degli ultimi 70 anni di storia, che la guerra di oggi, il massacro che si sta consumando nella terra dei nostri vicini di casa è ripudiata all’unisono da tutti i popoli del mondo libero e da tutti i loro governi. Almeno sin qui.
Vichinghi: il popolo della Scandinavia
Ma non è questo il tema che seguirà, l’inchiostro che si spande al riguardo è già di per sé bastevole a descriverlo e ad interpretarlo. La breve introduzione è solo una premessa per introdurre un altro racconto. Quello di un popolo che della guerra fece la sua vera e propria missione, offrendo uno spunto di riflessione sull’indole umana e sui suoi istinti prevaricatori e violenti.
Parlo delle genti del Nord e di un periodo considerato oscuro per l’umanità, il Medioevo. Sono i Vichinghi. Venivano chiamati guerrieri. Un modo forse troppo lusinghiero per definire orde che dilagavano nell’Europa del Nord seminando terrore e violenza. Erano pirati feroci e pianificavano con cura e astuzia i loro attacchi. Quando non erano in guerra erano dediti all’agricoltura e ai commerci.
Chi erano queste popolazioni di cui poco si sente parlare e che sfuggono al primo piano della storia alla quale hanno invece tanto contribuito? Erano popoli rudi, che vivevano di agricoltura, di pastorizia e di razzie. Grandi e grossi acconciavono le loro capigliature in modo creativo e bizzarro. Tagli similari li ritroviamo tutt’oggi nella gioventù metallara: capelli lunghi, teste parzialmente rasate, trecce e tatuaggi ovunque. L’aggressività sprigionava da ogni poro.
Le conquiste
I Vichinghi erano i guerrieri norreni, originari della Scandinavia, dello Jutland e della Germania settentrionale che navigavano a bordo di navi dette drakkar, lunghe imbarcazioni capaci non solo di attraversare gli oceani, ma anche di navigare in acque poco profonde e di attraccare direttamente sulle spiagge e per questo i loro attacchi erano molto temuti. Facevano scorrerie sulle coste delle isole britanniche, della Francia, della Sicilia e di altre parti d’Europa fra la fine dell’VIII e l’XI secolo. A questo periodo della storia europea (generalmente racchiuso fra gli anni 793 e 1066) ci si riferisce normalmente con l’appellativo di epoca vichinga. Famosi per la loro abilità di navigatori, i Vichinghi in pochi secoli colonizzarono le coste e i fiumi di gran parte d’Europa, le Isole Shetland, le Isole Orcadi, Fær Øer, l’Islanda, la Groenlandia e Terranova; si spinsero a sud fino alla Grecia e alle coste del Nordafrica, e a est fino alla Russia e a Costantinopoli, sia per commerciare sia per compiere saccheggi (Wikipedia).
Il primo saccheggio vichingo data 787 d.c. quando, secondo la cronaca anglosassone, un gruppo di uomini provenienti dalla Norvegia giunse via mare all’Isola di Portland, nel Dorset. Il successivo attacco di cui si ha notizia storica è dell’8 giugno 793, a un monastero a Lindisfarne, sulla costa orientale dell’Inghilterra. Fu una strage. Questo popolo ebbe un enorme impatto sulla storia medievale di tutta la Scandinavia, oltre che di Gran Bretagna, Irlanda e di molti altri paesi europei. Basti pensare che gli occhi azzurri dei nostri siciliani, così diffusi tra la popolazione di quella regione sono l’antica traccia della loro dominazione.
La società
Potevano combattere anche le donne, diventavano guerriere e avevano forte peso nella comunità. Certamente non parliamo di parità di diritti, ma le donne si facevano rispettare e le usanze permettevano divorzi e una vita sessuale molto libera. Tutt’altra cosa rispetto a quanto accadeva nel mondo più civilizzato. C’erano re e regine, nobili che spesso litigavano anche tra loro per conquistare il predominio del territorio che abitavano. Tuttavia queste genti si sentivano un unico popolo.
La religione vichinga
I loro gli Dei erano truci guerrieri e i loro riti propiziatori prevedevano sacrifici di animali e anche umani.
La religione si rifaceva alla mitologia norrena, precedente al Cristianesimo e basata sul culto di numerose divinità tra le quali, Odino che è la divinità principale, personificazione del sacro, del principio dell’universo e della sua modalità di attuazione. Odino è associato alla sapienza, all’ispirazione poetica, alla profezia, alla guerra e alla vittoria. Tra le divinità più importanti Thor, figlio di Odino e dio del tuono ordinatore, Loki dio della grande astuzia e degli inganni ma anche della distruzione e Freyr, adorato come dio della bellezza e della fecondità, decideva su pioggia, sole e raccolto dei campi.
Per i Vichinghi l’uccisione in battaglia era il modo più nobile per trovare la morte, quello che garantiva un posto nel paradiso vichingo, il Valhalla, un’enorme sala governata da Odino dove ogni notte si tenevano sontuosi banchetti e rituali per sostenere il dio nelle sanguinose battaglie che avrebbero preceduto la fine del mondo (Ragnarǫk). Tra il X e XI secolo la maggior parte dei Vichinghi si convertì al Cristianesimo, pur conservando molte credenze pagane fino al tardo Medioevo.
Cosa è rimasto di questo antico popolo?
L’alfabeto vichingo si basava sulla scrittura runica, un alfabeto segnico usato dalle antiche popolazioni germaniche, nota come Futhark. La tradizione scandinava attribuisce a Odino il dominio delle rune, quali sorgenti magiche di ogni potere e sapienza. Pare, anche se non è certo, che le origini di questo alfabeto siano mediterranee e in particolare risalgano all’età etrusca. Le incisioni erano effettuate su pietra, su legno o su altre superfici dure a seconda del loro uso. I Vichinghi scolpivano con questa scrittura il racconto degli avvenimenti storici su pietre note come pietre runiche. Molto di quello che sappiamo oggi di loro deriva da tali iscrizioni rinvenute in tutta la Scandinavia, nelle isole britanniche e altrove fino al Mar Nero.
Ecco una storia, la storia di un popolo che, viveva perennemente in stato di guerra che fosse a scopo di conquista, di razzia o di esplorazione. Tali gesta erano ispirate da divinità guerriere che venivano celebrate con riti propiziatori sempre cosparsi di sangue. Per quasi tre secoli imperversarono e invasero tutto il mondo conosciuto e raggiungibile dal mare, arrivando a spingersi fin sulle coste del Nord America. Furono loro i primi scopritori del Nuovo continente. Un pezzo di storia durato tanto, secondo l’umana scansione, ma relativamente poco per la storia. Ha lasciato una traccia: forte, guerriera e libertaria che, forse, nei suoi tratti più liberi nel rapporto tra i sessi ha lasciato il segno proprio tra popoli scandinavi.